Descrizione
RECENSIONI:
Christian Bobin è uno scrittore di Dio e dell’assoluto,del Vicino-Lontano, dell’Antico dei giorni (per dirla con i mistici), ma non ne scrive come ne scrivono i religiosi, con rispetto e timore, e con qualche retorica. Lui che non è né monaco né prete parla dell’Altissimo con un trasporto lieve e sorridente, con un’affettuosa serenità di spirito, si direbbe con leggiadria: quasi inevitabile, quindi, che vent’anni fa abbia pubblicato in Francia un libro di grande successo e molto premiato, dedicato alla figura di Francesco d’Assisi: il santo della gioia, delle cose piccole e di tutte le creature. Ma precisa subito, prima di addentrarsi in una biografia che biografia propriamente non è (semmai ripercorso a tappe, a snodi fondamentali dell’avventura di un’anima), precisa appunto che “non esistono santi, esiste solo la santità. La santità è gioia.” E allora il leit motiv di questo libro sarà appunto una ricerca continua della letizia nel cuore di Giovanni/Francesco, da quando era ancora nel ventre di sua madre (e sono delicatamente appassionate le pagine che Bobin dedica alla maternità e più in generale alla grandezza di essere donna), e poi alla sua infanzia e giovinezza, alla scelta di un’esistenza votata a Dio e alla povertà, con l’allontanamento dalla famiglia d’origine e da ogni lusso e lussuria (“Come dire ai vostri cari:il vostro amore mi ha fatto vivere,ora mi uccide? Come dire a quanti vi amano che non vi amano?”). E il santo-folle, il santo-ragazzo, il santo che sorride “prende in prestito la voce dell’Infinitamente Piccolo, mai quella dell’ Altissimo”: sceglie i passeri, gli animali, la natura, i pitocchi e i lebbrosi. Sceglie il tutto che lo circonda “perché tutto è dotato di senso nell’amore insensato”. E la sua promessa alla Chiesa coniuga “l’obbedienza scrupolosa con la libertà più sovrana”: ma alla pesantezza di una religione intesa come istituzione antepone un Dio immenso che vive nella fragilità e nel giubilo dell’anima. (Alida Airaghi)
L’autore di questo romanzo ispirato da Francesco d’Assisi, sorpassa il Francesco di Hermann Hesse e di Chesterton. Si può definire il più bel romanzo a sfondo religioso del Novecento, a mio avviso. Arrivato all’ennesima ristampa (uscì nell’ormai lontano 1992), è imprescindibile leggerlo prima di accostarsi meno romanticamente alla figura del Santo d’Assisi con testi di taglio storico e/o filologico. L’inizio del romanzo è inedito ed inaspettato: Bobin prende a prestito il racconto biblico di Tobia, accompagnato da un angelo e da un cane prima di un viaggio. Questo cane “vagabondo e festoso” è Francesco. Anche Gregorio di Nazianzo associa il cane alla libertà di espressione (parresian), si confronti al proposito ciò che scrive Kristof K. P. Vanhoutte alle pagine 92-93 della rivista “Frate Francesco”, n° 1, dell’Aprile 2017.
Il racconto dell’autore che fa della mamma è commovente e ricco di particolari – il romanzo è un monumento alla maternità di Pica e alla maternità in generale – , la quale lascia andare il proprio figlio che si affratella al prossimo e al cosmo, rinunciando alla paternità di un padre terreno per affidarsi a un Dio che è Padre a cui lanciare spensierato soldi di guadagni di stoffe. (Giuseppe Davide Mirabella)
“Francesco e l’infinitamente piccolo” è un libro strano. Forse perché non è facile inquadrarlo. Non è propriamente una biografia e neppure un romanzo. Non è un’agiografia né un saggio. “Francesco e l’infinitamente piccolo” è scritto magnificamente e intriso di quella “profonda leggerezza” che avevo già apprezzato in “Folli i miei passi”, dello stesso Bobin.
Ho sentito, visto e letto molto della vita di Francesco eppure mai ho provato sensazioni come quelle trasmesse da questo libro. La sua bellezza sta nella capacità di Christian Bobin di aver riscritto in maniera particolarissima e sentita l’esistenza di Francesco. La sua prosa, che sembra costantemente pervasa da afflato poetico, si muove con la stessa delicata calma e la stessa luminosa spontaneita che potrebbero guidare gli occhi di un bambino. Il Dio di Bobin è infatti il Dio delle piccole cose, dell’impercettibile, del microscopico. (Maria Tortora)
Informazioni aggiuntive
Peso | 0.5 kg |
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Autore / Autrice |
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