Prigioniero in culla
Disponibile anche in Versione Digitale€9.90 – €13.00
In StockAutore: Christian Bobin
Titolo: Prigioniero in culla
Traduzione a cura di Riccardo Baroni, Marie-Paule Febvay, Marcello Fumagalli
Formato: 12×20,5 cm | brossura cucita
Pagine: 96
Collana: scrittura nuda
In uscita
La poetica di Christian Bobin nasce in una città, Le Creusot, dall’anima metallica.
È in uno spazio greve, una capitale industriale, che lo sguardo del poeta si allena alla contemplazione: “È proprio perché non c’è niente da vedere che gli occhi cominciano ad aprirsi”, scrive.
Prigioniero in culla è un vertiginoso viaggio nell’infanzia dell’autore che genera una profonda eco nell’infanzia di tutti noi. Christian Bobin ci racconta in modo minuzioso come ha vissuto fin dai suoi primi anni di vita, dove è sorta la sua urgenza di scrivere: “Era nello scintillio delle parole vere che scoprivo un’altra possibile vita, nascosta dentro questa”.
“Bisogna scrivere a quattro zampe – conoscendo il codice delle nuvole. I poeti hanno cercato questo: una lingua di laggiù, adatta a conversare con i morti, compresa dai cervi, conficcata nel larice. Non tanto la naturalezza, stazza da filosofi e da guru – il selvatico, piuttosto. Per dare odore al linguaggio, occorre fare rapina della grammatica – congiungere l’analfabeta alla lingua degli angeli.
Christian Bobin, al di là del proprio carisma, proviene da una geologia di scrittori abbastanza chiara in Francia. Da Montaigne a Pascal, dalle ‘illuminazioni’ di Rimbaud ai rimbambimenti di Henri Michaux, dagli aforismi cruenti di René Char alla cabbala ipnotica di Edmond Jabès: lingua che con geometria deraglia, ‘occasione’ che si fa ustione, diario di una metamorfosi (l’uomo qui, in un lampo può deteriorarsi in falco, in girasole, in seggiola)”.
Davide Brullo
“Sono stato solo per duemila anni, il tempo dell’infanzia. Nessuno è responsabile di quella solitudine. Bevevo silenzi, mangiavo cieli blu. Aspettavo. Tra il mondo e me si ergeva un bastione davanti al quale un angelo montava la guardia, stringendo nella mano sinistra un fiore di ortensia, come una palla di neve blu. In quei duemila anni di prigionia ho interrogato molti libri. Leggevo, così come all’estero si apre una cartina per identificare il punto dove ci si trova, prima di cercare il punto dove andare. Non sapevo dov’ero. Le Creusot non era il nome di una città, ma di un’attesa. Il tempo mi ficcava un pugno in gola, e lentamente mi soffocava. La mia astuzia consisteva nel lasciarmi morire, senza far altro che guardare dalla finestra il blu delle catastrofi. Ancora oggi ricordo la luce sfilacciata di quei giorni, più degli eventi della mia stessa vita.”
Christian Bobin
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Nota biografica | Christian Bobin, nato nel 1951 a Le Creusot, città della Francia centro-orientale, è stato uno dei più importanti scrittori della letteratura francese contemporanea. Conosciuto e apprezzato per la sua scrittura intensa e poetica che riconduce chi legge agli aspetti fondanti dell’esistenza, le sue opere, tradotte in numerose lingue, annullano i confini tra prosa e poesia, narrazione e contemplazione. Muore a Le Creusot il 24 novembre 2022. Vincitore di numerosi premi letterari, è noto – come recita la motivazione per il Prix de l’Academie Française 2016 – per essere “l’autore di una lettera senza fine, dal panteismo tranquillo, dove le confidenze si susseguono agli aforismi, lungo il passare degli incontri e delle perdite. Da anni, i suoi lettori sono stati catturati dal fascino inebriante della sua ‘letteratura meditativa’. ‘Crescere in chiarità, ecco lo scopo’, scriveva agli inizi. Tutto porta a credere che ci sia riuscito”. Ha conosciuto in Francia e in molti paesi un crescente successo di pubblico e di critica, restando tuttavia un autore discreto, che rifugge gli ambienti letterari, «innamorato del silenzio e delle rose». |
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